Nature morte con fiori - Donatella Colasanti Arte

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Nature morte con fiori

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Impropria (traduzione del secentesco termine olandese stil-leven, natura immota) con cui si usa indicare la pittura di genere che raffigura fiori, frutta, oggetti di uso quotidiano. Sviluppatasi come genere autonomo solo nel Seicento, tale raffigurazione è già presente, come elemento decorativo, nella pittura antica. L'arte funeraria egizia, infatti, rappresentava già con abbondanza di particolari gli oggetti familiari o necessari al defunto; figurazioni analoghe sono nell'arte etrusca e, più raramente, in quella greca. Le composizioni di frutta e generi commestibili sembrano risalire all'età ellenistica. La pittura pompeiana ed ercolanese è ricca di quadri di natura morta in cui sono compresi anche i vasi con fiori. Dipinti con tali soggetti ricorrono anche nel repertorio decorativo delle catacombe. La natura morta ricompare poi nella pittura trecentesca (specialmente nelle miniature di ambiente franco-fiammingo) quale particolare narrativo e insieme preziosamente decorativo. Nel Quattrocento la rappresentazione di oggetti, caricati di significati simbolici, costituì un elemento fondamentale della figurazione fiamminga, che ambientò nel “quotidiano” gli episodi religiosi. Il primo Rinascimento italiano, ideologicamente teso all'assoluto classico, generalmente escluse la ricerca naturalistica che non fosse applicata alla figura umana, e la svolta stilistica si ebbe solo dopo le prime conoscenze dell'arte fiamminga (Antonello da Messina, Ghirlandaio, Carpaccio).

Guarda agli alberi, guarda agli uccelli, guarda alle nuvole, guarda alle stelle e se hai occhi sarai in grado di vedere che l’intera esistenza è gioiosa. Tutto è semplicemente felice. Gli alberi sono felici senza nessuna ragione; non sono  destinati a diventare primi ministri o presidenti  e non diventeranno ricchi e non avranno mai un conto in banca. Guarda ai fiori – senza motivo. È semplicemente incredibile quanto siano felici i fiori.”
                                                                                                                                                                Osho

 
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